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MA QUALI SONO LE PRINCIPALI CAUSE E CONSEGUENZE DELL’INQUINAMENTO MARINO?

Immissione di idrocarburi nel mare dovuta allo scarico, carico e alle operazioni di pulizia delle cisterne delle petroliere, alla fuoriuscita di petrolio e metano durante le operazioni di estrazione degli idrocarburi1 e i frequenti incidenti di navi e petroliere che si verificano nel mare, come l’incidente della costa concordia. Questo tipo di inquinamento porta come conseguenza la morte di molteplici pesci e animali marini, la diminuzione della quantità di luce che riesce a penetrare nella superficie del mare e quindi una riduzione dell’attività foto sintetica dei fitoplancton2, una diminuzione dello scambi gassosi fra mare e aria dovuti proprio alla patina di idrocarburi che si formano in superficie, vengono colpiti i delicati equilibri della vita nel mare, gli idrocarburi entrano a far parte della nostra catena alimentare e quindi colpisce anche le attività come la pesca e il turismo. Inoltre un eccessivo quantitativo di idrocarburi nel mare favorisce la crescita di comunità batteriche come nel disastro della piattaforma petrolifera “Deepwater Horizon” , nel Golfo del Messico, dove sono stati attirati innumerevoli batteri detti “spazzini” perché sono in grado di nutrirsi degli scarti del petrolio. Questi batteri però sono un’arma a doppio taglio in quanto fanno parte della famiglia del “Vibrio” che sono responsabili della trasmissione di alcune malattie molto pericolose come il colera e il tifo. Questo disastro inoltre ha avuto un grande impatto sull’economia, il turismo, la flora, la fauna e anche gli uomini del posto, infatti sono aumentati di circa il 10% i casi di malattie respiratorie a breve termine e tumori.

Eutrofizzazione: tipo di inquinamento dovuto all’utilizzo massiccio di fertilizzanti dell’agricoltura, come erbicidi o pesticidi, e di detersivi. Essi infatti contengono fosfati e nitrati che vengono trasportati dalle acque percolanti nei fiumi e di conseguenza anche nei mari. Questi composti contribuiscono ad accrescere le sostanze nutritive e quindi la proliferazione di batteri che riducono la quantità di ossigeno presente nel mare e questo favorisce una crescita a dismisura di alcuni tipi di alghe, che di conseguenza fanno diminuire la quantità di luce che penetra nella superficie dell’acqua e ciò causa la morte della maggior parte della vegetazione marina in quanto non possono più svolgere le attività di fotosintesi3. Poi il processo di decomposizione di queste alghe riduce ancora di più la quantità di ossigeno presente e questo non permette la vita di altri esseri viventi in quel determinato posto.

Inquinamento chimico dovuto ai prodotti di scarto delle lavorazioni industriali che posso rendere le acque molto tossiche ed entrare nella catena alimentare e che quindi potrebbero danneggiare anche l’uomo, l’ultimo anello della catena. Nell’inquinamento chimico fanno parte i “POP”, inquinanti organici persistenti (come diossina, esaclorobenzene e clorano), ovvero che non si decompongono e che tendono ad accumularsi nei tessuti degli organismi viventi con effetti nefasti sul sistema immunitario, nervoso e sul normale processo di crescita.

Inquinamento acustico dovuto agli eccessivi rumori prodotti dagli impianti per l’estrazione degli idrocarburi e dai radar delle navi. Infatti questi dispositivi trasmettono onde sonore che mettono in pericolo o addirittura conducono alla morte numerosi animali marini come le balene, le orche, le tartarughe e i delfini in quanto creano numerosi ed evidenti danni all’apparato uditivo che di conseguenza li conducono fuori rotta portandoli a spiaggiarsi sulle coste o in acque troppo calde per la loro sopravvivenza. Uno dei casi più gravi di spiaggiamento di balene della storia fu nel 2002 durante un’esercitazione NATO alle Canarie che portò allo spiaggiamento e quindi alla morte di ben 14 balene.

Inquinamento da plastica: circa l’80% dell’inquinamento marino è causato dalla plastica gettata nel mare. Essa è molto pericolosa sia perché ha una decomposizione molto lunga, sia per i mammiferi marini poiché essi la riconoscono come cibo e il suo ingerimento causa la loro morte in quanto impedisce l’entrata di materiale nell’apparato digerente facendoli morire di fame come nel caso di molte tartarughe. Talvolta però questi animali vengono direttamente intrappolati da questi residui di plastica impedendogli i movimenti e quindi la respirazione. Inoltre è stato stimato che oltre 400000 mammiferi marini sono morti a causa dell’inquinamento da plastica. 

Inquinamento da parte dei relitti, elettrodomestici ecc.: nei fondali marini ci sono moltissimi relitti che rappresentano una minaccia per tutti gli esseri viventi in quanto possono contenere ancora riserve di petrolio o addirittura carichi pericolosi.

Inquinamento da attività minerarie che deriva dall’attività di estrazione e dalle industrie di lavorazione dei metalli. Questo tipo di inquinamento danneggia la flora e la fauna marina. In questi processi un ruolo decisivo lo svolge l’uomo, come nella “Baia di Minamata” nel sud-ovest del Giappone dove sono state versate in mare, nel corso di una ventina di anni, circa 400 tonnellate di mercurio, che ha causato, tra il 1949 e il 1965, 900 decessi e molteplici casi di disturbi neurologici, paralisi e nascite di neonati con gravi malformazioni. O come nel fiume “Pescara”, in Abruzzo dove la pesca è stata abolita a causa di ritrovamenti di pesci che contengono mercurio e arsenico, sostanze altamente tossiche e cancerogene.

 

Contaminazione radioattiva: tipo di inquinamento molto pericoloso per gli esseri viventi causato dalle scorie radioattive delle centrali nucleari. Infatti è stato rilevato che in due impianti di processamento di queste scorie che si trovano in Francia a “La Hague” e in Inghilterra a “Sellafield” hanno contaminato le zone marine limitrofe e alcuni tratti della costa settentrionale della Norvegia e della Groenlandia.

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