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ISOLE DI PLASTICA: UNA NUOVA TERRA

ORIGINI NEL PACIFICO

Queste grandi chiazze di immondizia nel Pacifico sono note come Pacific Trash Vortex. Questo accumulo è noto da parecchio tempo, perlomeno dalla fine degli anni ’80, e ha un'età di oltre 60 anni. Un gigantesco vortice di correnti superficiali ha concentrato in quest’area i rifiuti formati principalmente da materiali plastici gettati o persi da navi in transito, o scaricati in mare dalle coste del Nord America e dall’Asia. Quattro sono gli eventi di rilevante importanza che hanno portato accrescimento a queste isole:

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- La più famosa nel 1990 quando dalla nave Hansa Carrier sono caduti in mare ben 80.000 articoli, tra stivali e scarpe da ginnastica della Nike che, nei tre anni successivi, si sono arenati nelle spiagge degli stati della British Columbia, Washington, Oregon e Hawaii;

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- Nel 1992 sono caduti in mare decine di migliaia di giocattoli da vasca da bagno;

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- Nel 1994 attrezzature per hockey su ghiaccio;

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- L'11 marzo 2011, in Giappone, un maremoto ha provocato un enorme afflusso di detriti nell'oceano; questi galleggiando, spinti dalle correnti, si sono distribuiti nell'oceano Pacifico, raggiungendo anche la costa americana.

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Questi eventi notevoli sono molto utili per determinare, da parte delle diverse istituzioni interessate, i flussi delle correnti oceaniche su scala globale.

ORIGINI NEL NOSTRO MARE

Secondo un rapporto dell’UNEP (Agenzia ambientale delle Nazioni Unite), ogni giorno finiscono nelle acque mediterranee 731 tonnellate di rifiuti di plastica. Il problema più grosso nel Mediterraneo sono le microplastiche: il 92% della plastica presente in acqua è più piccola di 5mm. Inoltre, in acqua sono stati “pescati” inquinanti di tutti i tipi: polietilene, polipropilene, poliammidi, vernici e anche biopolimeri (anche se questi ultimi sarebbero teoricamente biodegradabili). Infine, sono stati trovati residui di plastica nello stomaco di pesci, uccelli marini, tartarughe e cetacei.

DOVE SI POSSONO TROVARE?

Principalmente si trovano nell'Oceano Pacifico, anche se si sta riscontrando una presenza notevole di rifiuti nell'Antlantico e nel mare di Barents, quest'ultimo con un potenziale spostamento nel mar Artico.

QUALI DANNI PRODUCONO ALL’ECOSISTEMA?

La plastica, anziché biodegradarsi, si fotodegrada, disintegrandosi in pezzi sempre più piccoli fino a diventare minuscola come i polimeri che la costituiscono, anche se questi ultimi restano comunque plastica e la loro biodegradazione resta molto complessa. Inoltre, questa fotodegradazione può produrre inquinamento da PCB ("policlorobifenili", composti organici noti per la loro tossicità, la quale è simile a quella della diossina). Il galleggiamento delle particelle plastiche, che hanno un comportamento idrostatico simile a quello del plancton, ne induce l'ingestione da parte degli animali planctofagi, e ciò causa l'introduzione di plastica nella catena alimentare. Infine, l'isola costituisce un nuovo ecosistema dove la plastica è colonizzata da circa mille tipi diversi di organismi eterotrofi, autotrofi, predatori e simbionti, tra cui diatomee (alghe unicellulari non flagellate) e batteri, alcuni dei quali apparentemente in grado di degradare la materia plastica e gli idrocarburi e altri potenzialmente patogeni, come i batteri appartenenti al genere vibrio.

INIZIATIVE CONTRO LO SMALTIMENTO DI PLASTICA IN MARE

Nel 2012 lo studente di ingegneria Boyan Slat ha ideato un concept finalizzato alla pulitura degli oceani dalla plastica: The Ocean Cleanup. Secondo gli studi effettuati dal suo team il processo di pulitura sarebbe praticamente a costo zero, poiché realizzato sfruttando la luce solare, l'energia delle correnti marine e mediante il riciclo a terra dei materiali raccolti. L'11 aprile 2013 l'artista Maria Cristina Finucci ha fondato il Garbage Patch State pronunciando il discorso di insediamento alla presenza della Direttrice Generale dell'UNESCO Irina Bokova.

COME CONTRASTARE LE DIFFUSIONI DI QUESTE ISOLE

Per cercare di arginare questo problema, si potrebbero fare due cose:

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A   diminuire il consumo di plastica;

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B   smaltire la plastica in modo corretto;

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Alcune città americane hanno già bandito oggetti come bottiglie di plastica, altre hanno avviato campagne di sensibilizzazione sulla raccolta differenziata, mentre in Italia, tramite associazioni come Legambiente e simili, è arrivata la proposta di arrivare a zero plastica nelle discariche entro il 2020. La cosa più importante, però, è che la plastica non deve essere mai abbandonata per strada o nei corsi d'acqua e che chiunque dovrebbe impegnarsi a buttarla nei cassonetti esatti: così facendo, si inizierebbe a dimostrare una goccia di civiltà in mezzo ad un oceano di spazzatura.

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